L’innovazione politica in Bielorussia sta assumendo contorni peculiari nell’ultimo periodo. Con l’avvicinamento delle elezioni legislative, il dibattito pubblico è stato scosso dall’annuncio di un candidato assai insolito: un’identità virtuale guidata da algoritmi di intelligenza artificiale. Tale mossa è interpretata come un espediente dell’opposizione per boicottare un voto ritenuto da molti una mera formalità priva di genuina competizione democratica.
L’iniziativa è soltanto l’ultima di una serie di tattiche adottate dall’opposizione per evidenziare la mancanza di libertà e trasparenza nel contesto politico bielorusso. Già in passato, critiche ed accuse sono state rivolte al presidente in carica Alexander Lukashenko, al potere dal 1994, il quale ha recentemente annunciato la sua intenzione di ricandidarsi per le presidenziali del 2025. Nonostante le contestate rielezioni del 2020, Lukashenko persiste nel suo intento di mantenere la presa sul paese, nonostante le numerose voci interne ed esterne che sollecitano cambiamenti nella leadership e nelle pratiche elettorali.
Questo insolito episodio di protesta elettronica solleva questioni rilevanti riguardo l’evoluzione delle strategie di opposizione e l’utilizzo della tecnologia come forma di dissenso. La scelta di un candidato virtuale IA lancia un messaggio forte sullo stato di stallo democratico in Bielorussia, dove le elezioni rischiano di diventare una mera facciata. Non resta che osservare gli sviluppi futuri e l’impatto che queste nuove forme di protesta potranno avere sul tessuto politico e sociale del paese.