Resilienza quotidiana a Kfar Aza
La vita a Kfar Aza, un kibbutz vicino al confine tra Israele e Gaza, è segnata da una tensione continua. Le sirene che annunciano i bombardamenti di Hamas sono una routine dolorosa per i residenti, le cui giornate sono punteggiate dall’incertezza e dal pericolo. Ogni attacco ricorda tragici eventi passati, come le vittime della strage durante un rave del 7 ottobre, ancora vive nella memoria di famigliari e amici. Amit, che combatte contro i sequestratori, rappresenta un esempio emblematico di coraggio e tenacia, difendendo il suo kibbutz e la sua gente dalla follia della guerra. Nonostante il pericolo imminente e continuo, c’è chi sceglie di rimanere, di lottare per la propria terra e per una vita di normalità che sembra sempre più un miraggio.
Dalla superficie ai sotterranei: i tunnel di Hamas
Sotto la superficie, si estendono i tunnel scavati da Hamas, veri e propri labirinti che vanno ben oltre il confine. Queste strutture non solo rappresentano una minaccia costante per la sicurezza di Israele, ma sono anche diventate simbolo della resistenza e della determinazione del gruppo palestinese. Nei racconti di chi, come nell’esperienza choc di una donna sepolta viva, ha avuto un contatto diretto con queste opere sotterranee, emerge un quadro claustrofobico e oscuro, rappresentazione fisica della tensione quotidiana tra le due parti.
Solidarietà e ricordo
Nonostante il clima di insicurezza, emerge forte il senso di comunità e di solidarietà tra gli abitanti di Kfar Aza e delle aree confinanti. Israliani e turisti si recano in pellegrinaggio nei luoghi colpiti dai conflitti, come durante il tragico evento del 7 ottobre, per onorare la memoria delle vittime e dimostrare vicinanza alle famiglie colpite dalla violenza. Questi momenti di condivisione e riflessione sono fondamentali per tenere viva la memoria collettiva e per rafforzare quella resilienza che è diventata simbolo di una popolazione costretta a vivere in un eterno stato di conflitto.