Il ritorno in aula
Dopo anni di silenzio, il caso della strage di Erba torna ad occupare le pagine dei giornali e l’attenzione dell’opinione pubblica. Nel dicembre del 2006, la tranquilla cittadina lombarda fu scossa dall’omicidio di quattro persone: un episodio di violenza inaudita che sconvolse l’Italia. I coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano furono riconosciuti colpevoli e condannati all’ergastolo, ma l’apertura di un nuovo processo riaccende i riflettori sulla vicenda. A distanza di anni, emergono nuove prove e testimonianze che potrebbero ribaltare una sentenza che molti avevano considerato definitiva, portando nuovamente al banco degli imputati i due coniugi.
Le nuove prove
Nel corso del nuovo processo, sono state presentate delle prove che intendono dimostrare l’innocenza di Rosa e Olindo. Tra queste, spicca una serie di esami del DNA che metterebbero in dubbio la presenza dei coniugi sulla scena del crimine. Affidamenti e perizie hanno alimentato il dibattito giuridico, ma soprattutto hanno acceso speranze e controversie tra gli osservatori. La difesa punta a un completo ribaltamento della situazione, ma gli elementi finora emersi dovranno essere vagliati con estremo scrupolo dalla giustizia, in un gioco di incastri e ipotesi che richiede la massima attenzione.
La posizione di Azouz Marzouk
Azouz Marzouk, che ha perso la moglie e la figlia nella tragica notte dell’11 dicembre 2006, ha sempre sostenuto la colpevolezza di Rosa e Olindo. La riapertura del caso è per lui fonte di ulteriore dolore e perplessità, una ferita che sembrava in via di cicatrizzazione e che ora si riapre. La sua ricerca di giustizia, sostenuta dall’opinione pubblica e dall’attenzione mediatica, si trova ora davanti a nuovi scenari e possibili colpi di scena. La strage di Erba, nonostante il tempo trascorso, resta un evento non ancora pienamente chiarito, una storia di ordinaria follia la cui verità è ancora da scrivere.