Il 25 aprile, giorno in cui l’Italia celebra la sua liberazione dal giogo nazifascista, avrebbe dovuto essere un’occasione per commemorare i valori di libertà e resistenza che hanno caratterizzato la lotta partigiana. Invece, la comunità che ruota attorno alla Casa dei Cervi si è trovata a fare i conti con un episodio che stridentemente contrasta con lo spirito di tale ricorrenza. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile, ignoti hanno sottratto l’incasso destinato alla fondazione che gestisce la casa museo dedicata alla famiglia Cervi, simbolo della Resistenza italiana.
La scoperta del furto è stata un brutto colpo per gli organizzatori e i visitatori della Casa dei Cervi, luogo di memoria e di impegno civile. Il denaro sottratto era frutto delle entrate dei festeggiamenti previsti per il 25 aprile, una giornata di riflessione e di celebrazione che ha visto la partecipazione di centinaia di persone, venute a rendere omaggio ai valori di coraggio, sacrificio e libertà. La decisione di rubare proprio in questa data e in questo luogo ha un significato profondo: è come se gli autori del gesto avessero voluto colpire non solo un patrimonio materiale, ma anche e soprattutto un’eredità simbolica, legata alla lotta antifascista e alla memoria collettiva.
Nonostante il dolore e lo sconcerto provocati dal furto, la comunità legata alla Casa dei Cervi non ha perso la speranza. La risposta a questo vile atto non è stata di rassegnazione, ma di rinnovato impegno nella difesa e nella promozione dei valori di giustizia e libertà che la casa museo incarna. La solidarietà mostrata da cittadini e istituzioni dimostra che il tentativo di minare lo spirito della Resistenza attraverso azioni come questa è destinato a fallire. La memoria e l’impegno per la giustizia sociale, infatti, trovano sempre nuovi modi per riaffermarsi, anche di fronte agli atti più spregevoli.