Il mese scorso, gli Stati Uniti sono stati testimoni di una serie di proteste che hanno investito molti campus universitari in tutto il paese, con manifestanti che hanno espresso il loro sostegno alla causa di Gaza. Tra queste istituzioni, la Columbia University si è distinta per la portata delle manifestazioni e per la risposta delle forze dell’ordine, attirando l’attenzione dei media e sollevando questioni rilevanti sull’uso della forza nei contesti accademici e sulla libertà di espressione.
La situazione alla Columbia University ha raggiunto il culmine quando la polizia è entrata in azione utilizzando un veicolo speciale per superare le barricate erette dai manifestanti e entrare in uno degli edifici tramite una finestra. Questa mossa ha suscitato polemiche, con critiche rivolte all’apparente eccesso di forza e alla violazione presunta dello spazio accademico come luogo di dibattito e apprendimento libero.
Da inizio protesta, sono stati registrati migliaia di arresti in oltre 25 campus universitari in tutta la nazione, segno di un clima di tensione elevata e di una polarizzazione crescente su tematiche internazionali come il conflitto israelo-palestinese. Questa ondata di dissenso e la conseguente risposta delle autorità invitano a riflettere sulle dinamiche di protesta nel contesto universitario americano, sui diritti civili e sulla portata delle politiche di sicurezza nelle università.