La Repubblica Islamica dell’Iran si è fermata per rendere omaggio al suo presidente, Ebrahim Raisi, deceduto in un tragico incidente aereo. La giornata di lutto nazionale ha visto un’imponente partecipazione popolare ai funerali, trasformandosi in un momento di unità nazionale, ma anche in occasione per il risveglio di tensioni internazionali e teorie di complotto circa le cause dell’incidente.
Il disastro che ha sottratto la vita a Raisi e ad altre figure chiave della politica iraniana ha immediatamente sollevato domande e speculazioni. Un’inchiesta è stata avviata per far luce sulle dinamiche dell’incidente, che alcuni settori, dentro e fuori l’Iran, hanno prontamente etichettato come un attentato. In particolare, sono emerse accuse nei confronti del Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana, alimentando teorie di un intrigo internazionale finalizzato a destabilizzare il governo di Teheran. Nonostante l’assenza di conferme ufficiali, queste ipotesi hanno riacceso l’antica rivalità tra Iran e Israele, proiettando sul Medio Oriente l’ombra di un incremento delle tensioni.
Parallelamente alla commozione e alle speculazioni, la giornata funebre ha segnato anche il ritorno delle salme a Teheran, dopo un corteo che ha attraversato le principali città. Questo momento ha rappresentato non solo un’opportunità per il popolo iraniano di rendere l’ultimo omaggio, ma anche un simbolo della continuità dello spirito nazionale, nonostante la perdita di una delle sue figure di spicco. La cerimonia, seguita in diretta da milioni di persone, ha sottolineato l’importanza di Raisi non solo come leader politico, ma anche come simbolo di resistenza e unità per l’Iran.