La Sindrome dell’Avana ha destato preoccupazione e mistero fin dal suo primo riconoscimento nel 2016, quando diplomati americani e agenti di intelligence iniziavano a sperimentare strani sintomi mentre si trovavano all’ambasciata degli Stati Uniti nell’omonima capitale di Cuba. Questi sintomi includevano mal di testa intenso, perdita dell’udito, vertigini e difficoltà cognitive, simili a quelli di un trauma cerebrale ma senza alcuna causa fisica evidente. Dopo anni di congetture e studi, una recente inchiesta punta il dito verso la Russia, suggerendo l’uso di un’arma segreta ad alta energia.
Le ipotesi sull’arma segreta russa assumono maggiore consistenza grazie alle investigazioni condotte da diversi organi di stampa, tra cui ‘The Insider’ e ‘La Repubblica’. L’inchiesta suggerisce che gli attacchi potrebbero essere stati effettuati tramite dispositivi in grado di emettere onde elettromagnetiche o ultrasuoni, indirizzate specificamente verso gli agenti USA. Se queste teorie fossero confermate, si spiegherebbe non solo l’origine dei sintomi ma anche perché sono stati così difficili da tracciare e diagnosticare scientificamente.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno aumentato le misure di sicurezza per proteggere il proprio personale diplomatico e di intelligence all’estero. Mentre le indagini proseguono, la comunità internazionale rimane in attesa di conferme o smentite ufficiali riguardo queste accusazioni contro la Russia. La situazione rimane complessa e le implicazioni di tali accuse potrebbero avere conseguenze significative sul piano geopolitico, rafforzando ulteriormente le tensioni tra Washington e Mosca.