I campi si svuotano e le città si riempiono di trattori: è questa l’immagine emblematica delle proteste che in questi giorni hanno avuto luogo in Italia e nel cuore dell’Europa, a Bruxelles. Agricoltori in rivolta, uniti da un comune sentire di disagio e frustrazione, hanno messo in stand-by le loro attività quotidiane per far sentire la loro voce e richiamare l’attenzione su temi caldi che interessano il settore agricolo.
L’eco della protesta europea
La capitale belga si è trasformata in una roccaforte per la voce dei contadini. Barricate, presenze massicce delle forze dell’ordine e chilometri di trattori hanno caratterizzato le giornate di protesta a Bruxelles. La manifestazione, iniziata pacificamente, ha assunto contorni di scontro sociale, mentre le richieste degli agricoltori, mirate a una revisione della Politica Agricola Comune, echeggiavano tra le istituzioni europee, spesso percepite come lontane dalle reali necessità del territorio e dei suoi lavoratori.
L’Italia non resta a guardare
Il fenomeno ha trovato eco anche nella penisola, dove i trattori hanno preso d’assalto le vie della Capitale. Da nord a sud, migliaia di agricoltori hanno risposto all’appello delle associazioni di categoria, in primo luogo Coldiretti, convergendo verso Roma per esprimere le loro perplessità e le loro istanze. Tra le richieste più sentite, l’esigenza di una maggiore tutela nei confronti della volatilità dei prezzi, di una politica agricola nazionale più equa e di supporto concreto per far fronte all’incremento dei costi di produzione. Un forte dissenso si è levato anche contro le politiche di import/export che spesso mettono in ginocchio i piccoli produttori locali.
Una voce fuori dal coro
Le proteste non sono state tuttavia prive di critiche. Alcuni esponenti del settore, tra cui alcune realtà come Slow Food, hanno denunciato un rischio di strumentalizzazione delle difficoltà degli agricoltori, portato avanti talvolta dalle stesse associazioni di categoria. Queste voci, pur riconoscendo la legittimità di molte delle richieste portate avanti, pongono l’accento sulla necessità di un dialogo costruttivo che non trascuri l’importanza della sostenibilità e della biodiversità, beni preziosi del patrimonio agricolo mondiale.