L’evoluzione del cinema italiano trova, in ‘Un altro Ferragosto’, un punto di riferimento nostalgico ma non troppo. Paolo Virzì riporta sul grande schermo la magia delle dinamiche familiari, sociali e sentimentali italiane, vent’anni dopo il successo di ‘Ferie d’agosto’, un’opera che negli anni ’90 mise a nudo le contraddizioni di un’Italia sospesa tra allegria e malinconia.
‘Restituire il senso del tempo’
Il nuovo capitolo di Virzì mette in scena i cambiamenti intervenuti nella società italiana, restituendo un senso del tempo che scorre e trasforma persone e luoghi. Ma c’è di più: l’uso della commedia per dipingere una realtà nazionale è un leitmotiv che il regista affronta con maturità crescente, sfruttando la sensibilità e l’irriverenza tipiche del suo cinema. ‘Un altro Ferragosto’ non è solo un viaggio nel passato; è una finestra su come il presente si confronta con gli spettri del proprio passaggio, in un dialogo continuo tra i decenni che, piuttosto che separare, unisce generazioni diverse sotto il sole di una tipica estiva balneazione.
‘L’eredità del 1995 e confronto con il presente’
Il cast di ‘Un altro Ferragosto’, che comprende alcuni volti noti del precedente film, è un ulteriore punto di contatto che si amalgama con nuove figure, rappresentative di questioni attuali. La maestria di Virzì nel dirigere questo ennesimo atto del suo amato cinema è un omaggio alla commedia all’italiana, e, più in generale, al novecento cinematografico che ha chiuso il cerchio. ‘Un altro Ferragosto’ si posiziona come ponte tra due epoche, e il suo successo critico rimarca quanto il pubblico sia sensibile e desideroso di vivere storie in grado di far sorridere e riflettere, in una spiaggia ideale dove ombrelloni e argomenti si incrociano senza tempo.