Il rinnovato conflitto fra Israele e Hamas ha precipitato la Striscia di Gaza in una crisi umanitaria senza precedenti. Nei recenti raid aerei e terrestri condotti dall’esercito israeliano (IDF), intere famiglie palestinesi sono state costrette ad abbandonare le loro case, spinte verso zone prive delle più elementari risorse come acqua ed energia. La testimonianza di coloro che ora dormono sulla sabbia, circondati da liquami, mette in luce la gravità della situazione. La disperazione si legge negli occhi di coloro che hanno perso ogni speranza, mentre il mondo osserva attonito.
Nel frattempo, l’esercito israeliano continua la sua avanzata. Secondo quanto riportato dall’ANSA, le forze di difesa israeliane hanno intensificato le operazioni sia a Rafah, nel sud della Striscia, sia a Jabalya, nel nord. Questa strategia militare, volta a colpire le infrastrutture e i combattenti di Hamas, ha tuttavia effetti devastanti sulla popolazione civile. Le strade si sono trasformate in cimiteri a cielo aperto, e le risorse, già scarse prima del conflitto, ora sono praticamente inesistenti.
La comunità internazionale segue con preoccupazione gli sviluppi del conflitto, che sembra non vedere fine. Le immagini che giungono da Gaza parlano di un disastro umanitario in corso, dove gli attacchi mirati a degradare la capacità militare di Hamas generano sofferenze inimmaginabili tra i civili. È urgente una mediazione che porti a un cessate il fuoco e avvii un processo di pace duraturo. L’attuale crisi chiama in causa non solo la responsabilità degli attori direttamente coinvolti ma anche quella della comunità internazionale, troppo spesso silente dinanzi a simili tragedie.