L’annuncio del Presidente
L’ecosistema mediatico argentino è stato scosso dalle recenti dichiarazioni del presidente Javier Milei, che ha reso pubblica la sua decisione di chiudere l’agenzia di stampa statale Télam. L’annuncio è arrivato durante un discorso al Parlamento, dove Milei ha etichettato l’agenzia come uno strumento di ‘propaganda kirchnerista’. Fondata nel 1945, Télam ha funzionato per decenni come la principale agenzia di stampa del paese, fornendo notizie e servizi fotografici a diversi media nazionali e internazionali.
La reazione e la protesta
L’annuncio ha scatenato onde di proteste sia all’interno che all’esterno del mondo del giornalismo. Giornalisti, lavoratori dell’informazione e sostenitori della libertà di stampa si sono rapidamente mobilitati, organizzando manifestazioni davanti alla sede del Congresso argentino. I manifestanti hanno accusato il presidente di censura e di attacco alla pluralità dell’informazione, temendo che la chiusura di Télam possa preludere a un controllo governativo più stretto su altri organi di informazione indipendenti.
Il futuro dell’informazione in Argentina
Mentre i critici di Milei temono per il futuro del giornalismo libero nel paese, i sostenitori del presidente applaudono la mossa come necessaria per porre fine a quella che percepiscono come una lunga storia di giornalismo di parte finanziato dallo stato. Tuttavia, le implicazioni di una tale decisione vanno ben oltre il destino di un’agenzia di stampa. La vicenda di Télam è emblematica di tensioni più profonde all’interno della società argentina e solleva domande urgenti sulla natura dell’informazione governativa e il suo ruolo in una democrazia.