L’accordo bilaterale firmato tra il governo italiano e quello albanese in merito alla gestione dei flussi migratori è diventato oggetto di accesa polemica. Secondo la Conferenza Episcopale Italiana (CEI), questo intesa, che prevede investimenti consistenti per il contenimento dei migranti in partenza dall’Albania, è da considerarsi un sostanzioso ‘spreco di denaro’. Esponenti ecclesiastici hanno sollevato significative perplessità sui reali benefici dell’accordo, esprimendo una forte preoccupazione per l’impatto umanitario e i costi sostenuti.
La stima degli investimenti legati all’accordo si aggira intorno ai 673 milioni di euro, una cifra che la CEI ritiene sproporzionata e mal impiegata. L’organismo ecclesiastico avanza dubbi sulla reale efficacia delle misure adottate, suggerendo come questi fondi potrebbero essere invece destinati al miglioramento delle politiche d’accoglienza e integrazione. Gli esponenti della CEI riconoscono l’esigenza di gestire i flussi migratori ma invitano il governo a riflettere su soluzioni che non tralascino l’aspetto umano e sociale dell’immigrazione.
L’argomento ha inoltre generato dibattito all’interno delle aule parlamentari, dove sono emerse spaccature tra i diversi schieramenti politici. Se da un lato alcuni partiti sostengono la necessità di un controllo più rigoroso delle migrazioni, altri fanno eco alle parole della CEI, additando l’accordo come una misura repressiva e poco lungimirante. Il disappunto mostrato dalla CEi si fa portavoce di una porzione non trascurabile dell’opinione pubblica, che si interroga sulla legittimità morale ed economica dell’operato del governo in questo frangente.