Il nuovo corso della politica estera italiana in Africa si materializza con il ‘Piano Mattei’, un nome che richiama l’eredità di Enrico Mattei nel stabilire collaborazioni economiche con il continente africano. Più di un semplice programma di aiuti, questo piano si propone come un accompagnamento all’Africa nella realizzazione di un percorso di sviluppo sostenibile e autonomo. I progetti pilota spaziano dal Marocco al Kenya e mirano a creare un circolo virtuoso tra investimento italiano e crescita locale, con un occhio di riguardo verso la gestione dell’emigrazione. Contenuti ampi che propongono un nuovo modo di agire in termini di politica estera e cooperazione internazionale.
Progetti e Ambizioni
Il Piano Mattei si articola in una serie di progetti pilota che intendono agire in settori cruciali per il progresso socioeconomico dei paesi africani. Dalle energie rinnovabili all’agricoltura sostenibile, passando per la formazione professionale e l’infrastrutturazione, l’Italia mira a diventare un partner chiave per lo sviluppo dell’Africa. Alcuni dei progetti più significativi hanno visto la luce in Marocco, con la creazione di un hub per le energie rinnovabili, e in Kenya, dove l’attenzione si sposta sull’agricoltura tecnologica ad alta efficienza. Inoltre, il governo italiano allarga lo sguardo al fenomeno migratorio, proponendo cooperazioni bilaterali, come quella con l’Albania, per la gestione congiunta dei flussi migratori.
Reazioni e Criticità
Il Piano Mattei, sebbene accolto con favore da diverse istanze internazionali, non è esente da critiche. Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki, ha espresso il desiderio che i paesi africani fossero stati maggiormente coinvolti nelle fasi di pianificazione del piano, sottolineando l’importanza di una costruzione condivisa delle politiche di sviluppo. Durante la conferenza Italia-Africa, molti hanno messo in luce la necessità di un dialogo più aperto e strutturato con i paesi destinatari degli investimenti. Tuttavia, le ambizioni del Piano Mattei rimangono elevate e la sua realizzazione potrebbe segnare una svolta nella cooperazione tra Italia e Africa, ponendo le basi per una relazione paritaria e reciprocamente vantaggiosa.