Il Festival di Sanremo 2024 si è fatto portavoce di un ardente dibattito linguistico e culturale, coinvolgendo il brano ‘I P mè, tu P tè’ del rapper napoletano Geolier. La controversia si è centrata sulla correttezza e la rappresentazione della lingua napoletana all’interno della sua opera, scatenando discussioni tra pubblico e intellettuali.
A difesa della lingua napoletana
Il testo della canzone di Geolier, artista di origini congolesi, ha destato svariate critiche riguardanti l’uso di una versione di napoletano considerata scorretta da alcuni esponenti della comunità linguistica e culturale locale, tra cui lo scrittore Maurizio de Giovanni. Le preoccupazioni vertono sul rischio che una tale rappresentazione possa distortamente influenzare la percezione della lingua napoletana, patrimonio immateriale carico di storia e tradizioni. La difesa si fonda sulla necessità di preservare l’integrità e l’autenticità di una lingua minacciata dalla progressiva erosione e dall’omologazione culturale.
Tra modernità e tradizione: l’evoluzione del dialetto
Contrariamente, alcuni sostengono che il brano rispecchi un’evoluzione naturale della lingua, testimoniando la vitalità di un dialetto che si adatta ai cambiamenti e alle influenze esterne. La musica, espressione dell’anima e veicolo di comunicazione globale, va oltre la mera correttezza grammaticale e stilistica, assumendo il ruolo di specchio delle dinamiche socio-culturali contemporanee. La modernizzazione del napoletano in contesti giovanili e nell’hip-hop, in particolare, è vista come una tappa di un percorso di crescita e di rinnovamento, piuttosto che come un’alterazione negativa.
Libertà espressiva versus preservazione culturale
In questo scenario, emerge il classico conflitto tra la libertà espressiva dell’artista e il desiderio di preservare in modo incontaminato il patrimonio culturale e linguistico. Da una parte, i fautori della purezza linguistica pretendono fedeltà e rispetto nei confronti della lingua napoletana; dall’altra, vi è chi difende il diritto di Geolier di esprimersi liberamente attraverso la propria arte, interpretando e trasformando il linguaggio in ritmi e testi che riflettono la realtà multiculturale di Napoli e d’Italia. Il dibattito si mantiene acceso, ma ciò che emerge con certezza è il ruolo della musica come piattaforma di dialogo e riflessione su questioni più ampie, relative all’identità, all’evoluzione culturale e alla diversità linguistica.