Nonostante gli sforzi e le iniziative legislative degli ultimi anni, l’Italia non sembra riuscire a migliorare significativamente nel ranking mondiale sulla percezione della corruzione. Secondo il rapporto annuale di Transparency International, l’Italia figura al 42° posto su 180 paesi, confermando essenzialmente la sua posizione dell’anno precedente e riflettendo la persistenza di problematiche non risolte in materia di lotta alla corruzione. Questo dato non solo sottolinea la stasi nel processo di miglioramento, ma evidenzia anche quanto sia arduo per l’Italia emergere da una condizione di medio-bassa reputazione su questo fronte fondamentale per la salute della democrazia e dell’economia.
Al centro del dibattito emergono le tematiche della regolamentazione delle attività di lobby e la gestione del conflitto di interessi, ambiti in cui le carenze normative e di prassi contribuiscono a perpetuare situazioni ambigue e poco trasparenti. La percezione della corruzione non migliora anche a causa della complessità e della lentezza dei meccanismi giudiziari, dove i tempi di prescrizione e le procedure spesso labirintiche non aiutano a trasmettere un’immagine di efficienza e di giustizia celere e imparziale.
Dinnanzi a questo scenario, emerge la necessità per l’Italia di sviluppare nuove strategie e riforme concrete che mirino all’efficacia nell’applicazione delle leggi già esistenti e allo sviluppo di nuovi strumenti normativi adeguati a contrastare più efficacemente il fenomeno della corruzione. Questo processo deve necessariamente includere un’amplificazione del coinvolgimento civico e una maggiore responsabilizzazione delle istituzioni a tutti i livelli, per creare un ambiente in cui la legalità e la trasparenza non siano solo aspirazioni ma pratichi quotidiane che guidano l’azione pubblica.