Contrabbando hi-tech: droni per droga e telefoni in carcere

L’uso dei droni come mezzo per introdurre droga e telefoni cellulari nelle carceri è diventata una pratica diffusa, portando a una serie di arresti in diverse città italiane.

Il crescente problema del contrabbando in carcere sta assumendo connotazioni sempre più tecnologiche. Recentemente, diverse operazioni delle forze dell’ordine hanno messo in luce l’uso di droni per introdurre droga e telefoni cellulari all’interno degli istituti penitenziari, una pratica che ha portato a una serie di arresti in varie città italiane, tra cui Asti, Macerata e Viterbo.

Sorveglianza tecnologica e arresti

Le autorità si sono adattate rapidamente alla sfida imposta dai contrabbandieri 2.0, incrementando la sorveglianza e sfruttando la tecnologia per intercettare questi insoliti ‘trasporti’. Grazie a queste strategie, è stato possibile effettuare diversi arresti: a Asti, per esempio, le indagini hanno portato all’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare per individui coinvolti in queste attività illecite.

Il fenomeno nel Lazio e nelle Marche

Anche nel Lazio e nelle Marche si registrano episodi simili. A Viterbo, ad esempio, è stato arrestato un soggetto mentre tentava di utilizzare un drone per far pervenire agli internati oggetti proibiti. A Macerata, sono state quattro le persone finite in manette per avere realizzato consegne via aerea di droga e dispositivi mobili ai detenuti.

Misurati reattivi e prevenzione

Di fronte a una simile escalation, l’amministrazione penitenziaria e le forze dell’ordine lavorano insieme per trovare soluzioni tecnologiche innovative atte a prevenire questi episodi. La collaborazione e lo scambio di informazioni risultano fondamentali nel contrastare un fenomeno che mette a rischio la sicurezza delle carceri, rendendo più ardua l’opera di riabilitazione dei detenuti e compromettendo l’ordine interno.