La sentenza di condanna a 12 anni di reclusione per Gaetano Scotto, ritenuto appartenente all’organizzazione mafiosa dell’Arenella, ha segnato un altro capitolo nella lotta alla mafia. Fratello di Rosaria Costa, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, assassinato nella strage di Capaci, Scotto era stato inizialmente arrestato nell’ambito di un’operazione antimafia condotta nel quartiere palermitano.
Il processo e la sentenza
Il processo a Gaetano Scotto si è sviluppato tra dibattimenti e testimonianze che hanno consolidato le accuse di associazione mafiosa. Gli inquirenti hanno accumulato prove consistenti che indicavano Scotto come una figura di spicco nell’organizzazione criminale dell’Arenella. Nel corso del processo, i magistrati hanno delineato un quadro accusatorio basato sull’appartenenza e sull’attività mafiosa di Scotto, fattori che hanno contribuito alla sua condanna.
Gli intrecci tra mafia e vittime
La figura di Gaetano Scotto e la sua condanna sollevano riflessioni amare sulla trama di legami che unisce spesso vittime e perpetratori nel contesto mafioso. La sorella di Scotto, Rosaria Costa, è divenuta simbolo del dolore e della lotta contro la mafia, in seguito all’assassinio di suo marito, l’agente Vito Schifani, nella strage di Capaci del 1992. L’incarcerazione del fratello ribadisce la complessità e la profondità dell’influenza criminale della mafia in Sicilia, e mette in luce il conflitto interiore vissuto dalle famiglie coinvolte.