Dopo anni dall’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni al Cairo, emergono nuovi elementi che potrebbero gettare luce sull’oscura vicenda. La procura di Roma, che conduce le indagini sull’assassinio del giovane, ha deciso di inserire nella lista dei testimoni due nomi di elevato profilo politico: il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e l’ex primo ministro italiano Matteo Renzi. Questa mossa ha suscitato grande interesse mediatico e potrebbe avere significative ripercussioni sulle relazioni bilaterali tra Italia ed Egitto.
La scelta di chiamare al-Sisi e Renzi come testimoni si pone nel solco di un’indagine che non ha ancora trovato una risoluzione definitiva. Giulio Regeni, dottorando dell’Università di Cambridge, fu rapito e brutalmente assassinato nel 2016 mentre svolgeva ricerche sul sindacalismo indipendente egiziano. Le indagini condotte dalle autorità italiane hanno spesso trovato ostacoli e resistenze da parte delle controparti egiziane, generando tensioni diplomatiche tra i due Paesi. La testimonianza di al-Sisi, in particolare, potrebbe essere cruciale per comprendere il livello di coinvolgimento delle istituzioni egiziane nella vicenda.
L’apparente coinvolgimento di figure di così alto profilo mostra come il caso Regeni abbia acquisito importanza non solo giudiziaria, ma anche politica e internazionale. Le famiglie delle vittime e le organizzazioni per i diritti umani sperano che la richiesta di ascoltare al-Sisi e Renzi porti a nuovi sviluppi che possano finalmente fare giustizia per Giulio Regeni. Il percorso è ancora lungo, ma questo rappresenta un momento chiave che tiene alta l’attenzione su una delle vicende più controverse e dolorose delle relazioni italo-egiziane degli ultimi anni.