La minaccia alla libertà di espressione
L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, è stato recentemente messo sotto la protezione delle forze di sicurezza italiane a seguito di serie minacce ricevute per le sue note posizioni a favore di Israele. L’escalation della situazione e la conseguente decisione del Viminale di assegnare una scorta a Sergio hanno sottolineato non solo la gravità delle minacce in sé, ma anche l’importanza della tutela della libertà di espressione, soprattutto per coloro che rivestono ruoli cruciali nell’informazione e nella cultura.
Il sostegno tra le polemiche
Il cammino di Sergio alla guida della Rai è stato caratterizzato da prese di posizione che non hanno mancato di suscitare reazioni. La sua apertura verso Israele ha generato non solo sostegno, ma anche contestazioni. Un episodio emblematico riguarda il suo ‘mi piace’ a una foto sul profilo Facebook della conduttrice Mara Venier in occasione del giorno della memoria, che mostrava lei in compagnia del cantante Ghali, di origine tunisina. Una scelta che per alcuni è stata vista come un’inclusiva celebrazione della diversità, ma che per altri ha rappresentato un motivo di attacco.
La reazione istituzionale e della comunità
La sicurezza dell’amministratore delegato della Rai è diventata, a seguito delle minacce, una priorità per lo Stato, nel segno di una risposta forte e simbolica alla necessità di tutelare non solo un uomo, ma anche un principio fondamentale come quello della libertà di espressione. Questo episodio, quindi, trascende la mera questione di sicurezza personale per riflettere su quanto sia fondamentale garantire le condizioni affinché chi ha un ruolo di responsabilità pubblica possa esprimersi senza timore di ritorsioni.