La protesta dei trattori si radica in Italia e si propaga in Europa
Nelle ultime settimane, le strade d’Italia hanno assistito al passaggio lento ma deciso di una marea gialla: trattori, simbolo dell’agricoltura nazionale, scesi in campo per trasformare il malcontento del settore in azione diretta. La manifestazione #NoFarmerNoFood, fiorita a Cuneo con oltre 500 mezzi agricoli, rappresenta una delle più grandi mobilitazioni d’Italia, dimostrando la determinazione degli agricoltori a farsi sentire nelle sedi decisionali, nazionali ed europee.
La rabbia che si estende oltre i confini
Ma la protesta dei trattoristi non si limita al panorama italiano. Un vento di ribellione soffia verso Bruxelles, cuore pulsante delle decisioni europee, dove il 31 gennaio 2024 è stata registrata una mobilitazione senza precedenti. Città blindata in previsione dell’arrivo dei trattori, simbolo di contestazione che dall’Italia si estende a tutto il continente. Le rivendicazioni degli agricoltori si uniscono nel riconoscimento comune della difficoltà di lavorare la terra in un contesto di politiche non sempre favorevoli al settore primario e dell’aumento insostenibile dei costi di produzione.
Un fronte comune o una protesta spaccata?
Nonostante la forte adesione e visibilità, la protesta dei trattoristi rivela anche segni di divisione interna. Alcune voci si levano nel mettere in dubbio l’unione di intenti, evidenziando come il movimento sia in realtà frammentato, senza una guida condivisa né rivendicazioni omogenee. Questa situazione rischia di indebolire l’impatto del messaggio degli agricoltori, diluendolo in un coro non perfettamente sincronizzato. Tuttavia, la rabbia alla base della protesta resta un grido unanime che trae le sue radici dalla difficoltà quotidiana di chi lavora la terra e nutre la nazione, sottolineando ancora una volta il concetto ‘senza agricoltori, non c’è cibo’.