L’ex primo ministro slovacco Robert Fico è tornato al centro dell’attenzione mediatica dopo essersi ripreso da un attentato, con dichiarazioni che hanno riacceso vecchie polemiche e lanciato nuove accuse. In un video diffuse sui social media e rilanciato da vari organi di stampa, Fico ha parlato dell’attacco subito, delineando una teoria del complotto che avrebbe coinvolto l’Unione Europea, i media internazionali e figure influenti come George Soros, accusati di aver orchestrato l’attentato contro di lui a causa della sua opposizione a politiche ritenute nocive per la Slovacchia e per l’Europa orientale in generale.
Una svolta inaspettata è stata la sua decisione di ‘perdonare’ il suo aggressore durante un’intervista, descrivendolo come ‘un messaggero del male e dell’odio politico’, ma addossando la responsabilità ultima di quanto accaduto a forze politiche e finanziarie che, secondo lui, mirano a destabilizzare il paese per fini non chiaramente definiti. Questa affermazione ha sollevato non poche critiche da parte dell’opposizione e di analisti politici, che vedono in Fico un tentativo di manipolare l’accaduto per guadagni politici personali.
Nonostante le controversie, Robert Fico ha annunciato il suo ritorno in politica a giugno, promettendo di lottare contro quello che descrive come il ‘vero male’ che sta corrodendo la società slovacca e europea. La sua resilienza dopo l’attentato e le sue dichiarazioni provocatorie sembrano avere rallentato, ma non fermato, le sue ambizioni politiche, con molti che si domandano quale sarà il prossimo capitolo della sua carriera. La situazione slovacca rimane tesa e l’uscita di scena di Fico, apparentemente temporanea, lascia aperti molti interrogativi sul futuro politico del paese e sulla sicurezza degli attori pubblici in un periodo di crescente polarizzazione.