L’avventura olimpica del 2026 fa un altro importante passo in avanti. Dopo divergenze e discussioni, il via ai lavori della pista da bob di Cortina è stato finalmente dato, delineando così il futuro sportivo dell’area ma non senza una scia di polemiche e dibattiti sulle questioni ambientali e finanziarie che hanno accompagnato tutto il processo decisionale.
Il compromesso raggiunto
Il progetto, che ha visto la firma del contratto tra la SIMI.CO e l’impresa Pizzarotti, ha suscitato non poche perplessità, specialmente per la partecipazione italiana all’evento olimpico. Il Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, ha espresso un quasi pentimento per l’assegnazione delle Olimpiadi a l’Italia, nonostante l’entusiasmo che generalmente accompagna eventi di questa portata. La pista da bob diventa simbolo di un compromesso tra esigenze ambientali, che hanno portato all’adozione di soluzioni per ridurre al minimo l’impatto sul territorio, e le aspettative degli atleti che vedono finalmente la possibilità di competere su un impianto all’altezza delle competizioni internazionali.
Le competenze internazionali al servizio di Cortina
L’avanzamento dei lavori è stato affidato a operai norvegesi e gestito dalla ditta Pizzarotti, un esempio di come l’expertise internazionale possa essere messa al servizio di un progetto così significativo. L’obiettivo è quello di creare una struttura che sia allo stesso tempo moderna e integrata nell’ambiente circostante, rispettosa delle rigide normative ambientali. Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha espresso il proprio parere affermando che ‘nessuno ci ha rubato niente’, sottolineando come l’assegnazione della pista da bob a Cortina sia stata una scelta ponderata e in linea con le esigenze della competizione, lasciando intendere che altre regioni avrebbero potuto beneficiare di diversi tipi di lavori relativi all’evento olimpico.