L’onda lunga delle proteste studentesche a favore della Palestina sta attraversando il globo, dalla Columbia University a New York fino alle università del Libano, segnalando un crescente movimento di solidarietà internazionale che trascende le barriere geografiche. Questo fenomeno, un tempo circoscritto a specifici contesti locali, sta ora guadagnando una visibilità e un sostegno globale, indicando una generazione di studenti sempre più impegnata in questioni di giustizia globale.
Recentemente, la Columbia University si è trovata al centro della scena quando un gruppo di studenti ha deciso di occupare uno degli edifici accademici, l’Hamilton Hall, in segno di protesta contro le politiche israeliane nei confronti della Palestina. Questa azione ha portato a una serie di sospensioni da parte dell’amministrazione universitaria, scatenando dibattiti sul diritto di protesta e sulla libertà di espressione all’interno dell’ambito accademico. La reazione degli studenti non si è fatta attendere, con espliciti riferimenti alla storica occupazione del 1968 come fonte di ispirazione per le loro azioni.
Le mobilitazioni non si limitano al suolo americano. Anche in Libano, studenti universitari si sono uniti al coro globale, organizzando manifestazioni e iniziative a sostegno della causa palestinese. Questo slancio collettivo ha amplificato la portata del messaggio, dimostrando che la questione palestinese trova risuono in una vasta comunità internazionale disposta a mobilitarsi. La situazione alla Columbia, con le sue ripercussioni, si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazione studentesca che vede i giovani in prima linea per la difesa dei diritti umani e per la promozione della giustizia a livello globale.