Il grido di Liliana Segre contro l’indifferenza

Liliana Segre esprime la sua preoccupazione in un’intervista al New York Times, temendo che la sua testimonianza sull’Olocausto possa essere stata vana di fronte all’indifferenza contemporanea.

Il dolore della memoria e il timore dell’oblio

Nella sua recente intervista concessa al New York Times, Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto e attiva testimone degli orrori vissuti durante la seconda guerra mondiale, ha espresso un profondo timore: quello di aver vissuto e raccontato invano la sua storia. Segre, che da anni si dedica alla memoria storica per educare le nuove generazioni sui pericoli dell’odio e dell’indifferenza, si confronta con la crescente preoccupazione che il suo messaggio non stia raggiungendo gli obiettivi sperati. Il ritorno di episodi di antisemitismo e intolleranza mostra quanto sia difficile mantenere viva la memoria e trarre insegnamento dal passato.

L’indifferenza come nemico silenzioso

Il monito dell’indifferenza emerge con forza dalle parole di Liliana Segre. La senatrice a vita non nasconde la sua preoccupazione per il clima di crescente disattenzione e minimizzazione nei confronti delle tragedie storiche. In un’epoca in cui i messaggi d’odio e di divisone sembrano trovare terreno fertile sui social media e nelle società, l’indifferenza rischia di diventare un alleato silenzioso dei movimenti negazionisti e discriminanti. Il lavoro incessante di Segre per tenere accesa la lanterna della memoria si scontra con il vento gelido dell’oblio e della banalizzazione delle esperienze vissute.

La responsabilità della trasmissione

Di fronte a una sfida così imponente, resta la domanda su come trasmettere efficacemente il messaggio e le esperienze di persone come Segre alle future generazioni. Le istituzioni educative e gli enti culturali giocano un ruolo cruciale in questo processo di memoria attiva. Eventi come ‘La Statale per la Memoria’ e le prese di posizione di figure ecclesiastiche come l’Arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, sono esempi concreti di questa battaglia culturale. La testimonianza diretta delle vittime dell’olocausto è uno strumento insostituibile, ma richiede il supporto di una comunità che ascolti, rifletta e agisca in modo costruttivo contro le derive dell’oblio e dell’odio.