Il valore dell’istituzione
Un episodio che ha sollevato non poco clamore si è verificato recentemente coinvolgendo un membro dell’Arma dei Carabinieri, il quale durante una protesta ha dichiarato che Sergio Mattarella non era il suo Presidente. Le istituzioni italiane, basate sull’osservanza di regole e doveri ben definiti, non possono tollerare inosservanze di tale calibro. Specialmente le figure preposte al mantenimento dell’ordine pubblico come i Carabinieri, hanno l’obbligo di rispettare e far rispettare quei valori su cui si fonda la Repubblica. In questo contesto, emerge la serietà con cui il caso è stato trattato, testimoniando l’importanza che viene data all’integrità delle istituzioni e al rispetto che figure pubbliche devono sempre dimostrare, a prescindere dalle proprie opinioni personali.
La reazione dell’Arma e le conseguenze
In risposta all’accaduto, l’Arma dei Carabinieri ha agito prontamente avviando un procedimento interno che ha portato al trasferimento dell’agente responsabile delle dichiarazioni e alla sua sospensione dal servizio. La Procura Militare di Milano si è altresì mossa per indagare e valutare l’eventuale violazione del giuramento di fedeltà fatto dal carabiniere al momento dell’ingresso in servizio. L’articolo 54 della Costituzione Italiana sottolinea l’obbligo di ogni cittadino di essere fedele alla Repubblica e di adempiere alle proprie funzioni nel rispetto della Costituzione e delle leggi. Viene quindi considerata una grave mancanza il non riconoscere il Capo dello Stato, soprattutto se proviene da un servitore delle istituzioni.
L’eco nell’opinione pubblica
Le reazioni dell’opinione pubblica non si sono fatte attendere. Tra chi condanna fermamente il gesto del carabiniere, sostenendo la sacrosanità del rispetto delle istituzioni e del loro rappresentante massimo, e chi invece manifesta simpatia o comprensione verso l’atto di dissenso manifestato, attorno al caso si è creato un vivace dibattito. La discussione ha assunto toni particolarmente accesi anche per via del fatto che la protesta dove è avvenuta la dichiarazione vedeva la partecipazione di Franca Caffa, quasi 95 anni, figura emblematica della guerra partigiana, la quale si è detta profondamente turbata dall’accaduto. La mancanza di coscienza istituzionale, per molti, è un segnale di allarme da non sottovalutare, specialmente in un periodo di polarizzazione politica e sociale.