Il senso di una vita passata a testimoniare le atrocità degli orrori nazisti e l’ansia di un presente in cui il messaggio sembra perdersi: Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto e senatrice a vita, ha esposto i suoi timori in una recente intervista al New York Times. Le sue parole sono state un pungolo per l’opinione pubblica e una chiamata all’azione per non dimenticare i moniti della storia.
La testimonianza ininterrotta
Segre ha raccontato per tutta la vita la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti, sottolineando l’importanza della memoria per evitare che atrocità simili possano ripetersi. L’atteggiamento di un’Europa, che sembra disinteressarsi del passato, desta nelle sue parole un profondo timore: il rischio che le nuove generazioni vivano nell’ignoranza di quello che è stato e, di conseguenza, diventino vulnerabili a nuovi cicli di odio e violenza.
Il presente dimenticato
I recenti episodi di antisemitismo e l’incremento dell’odio online sono un chiaro segnale di allarme per Segre, che nel suo ruolo pubblico è stata più volte vittima di minacce e aggressioni. Le istituzioni europee e globali sono chiamate a compiere passi concreti per contrastare questa tendenza preoccupante. L’episodio dell’assenza di cittadinanza onoraria per il portiere Maignan a Udine, in seguito a episodi di razzismo, diventa simbolo di un’indifferenza che Segre condanna. La sua vita è stata dedicata a combattere contro l’odio razziale e l’indifferenza, ma senza un solido impegno collettivo, il suo lavoro rischia di essere vanificato.
Imparare dalla storia
Di fronte a queste sfide, il messaggio di Segre rimane di fondamentale importanza: imparare dalla storia per costruire un futuro migliore. Iniziative come ‘La Statale per la memoria’ mostrano che il cammino verso la consapevolezza storica è ancora aperto e frequentato. La speranza è che il grido di Liliana Segre possa trovare ascolto in un mondo che non minimizzi l’odio ma lo affronti con coraggio, affinché il valore della testimone viva non sia perduto.