Il recente raid aereo condotto da Israele sull’ambasciata iraniana a Damasco segna un momento di tensione elevata nel già complesso scacchiere mediorientale. Questo atto, che ha visto come bersaglio una sede diplomatica, ha sollevato interrogativi sul rispetto dell’inviolabilità delle sedi diplomatiche, un principio cardine del diritto internazionale. La risposta di Teheran non si è fatta attendere, con accuse dirette non solo verso Israele ma anche verso gli Stati Uniti, interpretati come possibili complici o quantomeno come attori non del tutto estranei agli eventi.
Negli anni, i raid aerei e le operazioni militari tra Iran e Israele sono diventati sempre più frequenti, ma l’attacco ad una sede diplomatica introduce un elemento di novità con potenziali conseguenze pericolose. Secondo gli analisti, questa mossa potrebbe portare a una risposta militare diretta da parte di Teheran o a rappresaglie contro interessi israeliani e americani nella regione, aumentando il rischio di un’escalation che coinvolgerebbe più largamente il Medio Oriente.
L’azione di Israele sembra inserirsi in un contesto più ampio, nel quale il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, detto Bibi, appare intenzionato a mantenere alta la tensione con l’Iran. Questa strategia, secondo alcuni esperti, potrebbe avere il duplice scopo di rafforzare la propria immagine interna di difensore della sicurezza nazionale israeliana e di distogliere l’attenzione da questioni politiche e giudiziarie interne. Tuttavia, il rischio è che una simile tattica possa sfuggire di mano, portando a una spirale di violenza difficile da controllare.